Michele Rech è tornato su Netflix con la sua seconda serie animata, Questo mondo non mi renderà cattivo, una vera e propria espansione della precedente serie Strappare lungo i bordi del novembre. La serie racconta la storia di Cesare, un amico d’infanzia di Zero che ritorna nel suo quartiere dopo vent’anni e si sente smarrito. Zero vorrebbe aiutarlo, ma è incastrato tra il senso di colpa derivante dal suo privilegio e la capacità di accantonare le proprie paranoie per restare al passo di chi è stato rallentato nella corsa della vita.
La componente politica del racconto risulta a tratti retorica e manca il tono poetico della serie precedente, ma ciò che rende Questo mondo non mi renderà cattivo unica è il coraggio di indagare la complessità di oggi. Michele Rech si pone domande, senza fornire risposte e il risultato può non essere perfetto, ma questo è il coraggio di prendere una posizione netta.
La serie rappresenta i quarantenni di oggi, la Generazione Y, nella loro crisi di mezza età anticipata. Come loro, Questo mondo non mi renderà cattivo arranca davanti alle richieste di un mondo regolato da assoluti, in cui i buoni sono belli e bravi e i cattivi sono brutti e perfidi. La soluzione alle tribolazioni interiori di Zero è la gentilezza, ma il fumettista non ne è certo.
In sostanza, Questo mondo non mi renderà cattivo è un racconto audace e complesso che cerca di rispondere a molte domande sulla società odierna ma senza fornire risposte definitive. Ciò rende la serie unica e, anche se non perfetta, va comunque apprezzata per il coraggio mostrato.
